Il presente articolo è stato pubblicato sulla rivista “La Bazza”, Annata II, numero 002 – FEBBRAIO 2022, Rivista di discipline umane e scientifiche sul patrimonio culturale di Bologna, di titolarità di Succede solo a Bologna APS https://www.succedesoloabologna.it/labazza/
Di Ilaria Simoncini
Da qualche tempo ormai ho l’immeritato privilegio di condividere il mio luogo di lavoro, circa un secolo e mezzo in ritardo, con il pittore Luigi Serra, in Corte de’ Galluzzi.
Se mai dovesse capitarvi di addentrarvi in questa corte incastonata tra via d’Azeglio e Piazza Galvani, giunti all’altezza del civico 13, proprio di fianco all’info point dell’Associazione titolare di questa rivista, alzando lo sguardo, noterete una targa che ricorda la permanenza del pittore bolognese nella casa in cui morì nel 1888.
Mi piace immaginarlo, negli stessi spazi oggi occupati da codici e manuali di diritto, impegnato nei bozzetti preparatori che sarebbero poi andati a decorare il soffitto di Palazzo D’Accursio, all’epoca sede della provincia di Bologna. Tra questi, una magistrale rappresentazione del più famoso maestro di diritto, Irnerio, mentre è intento a glossare le antiche leggi.
Nell’opera che è possibile oggi ammirare nelle Collezioni Comunali d’Arte, in piazza Maggiore, Irnerio è chino sugli antichi codici, seduto su un baldacchino ai cui piedi campeggia tra i rami di alloro la scritta “Bononia Alma Studiorum Mater”, Bologna Madre nutrice degli studenti.
La fascinazione che suscita la figura di Irnerio è quanto mai penetrante per chiunque abbia deciso di intraprendere lo studio del diritto, a maggior ragione presso l’Università di Bologna.
Irnerio ebbe la straordinaria intuizione di ridare vita ad una professione scomparsa in Occidente con la fine del mondo antico, ossia quella del Maestro di diritto. Fino all’Alto Medioevo, infatti, le uniche scuole di diritto erano monastiche ed episcopali, di formazione clericale e presiedute da chierici. La novità della scuola bolognese consistette nella riscoperta della dimensione specialistica nello studio del diritto in un’ottica completamente laica.
E’ il XII secolo e, attraverso rapporti semplici ed informali, di natura strettamente privatistica, si formavano i primi Studi (termine che stava allora ad indicare quelle che sarebbero diventate le odierne Università). Si trattava di realtà che si esaurivano nei legami che, per amore più o meno disinteressato per il sapere, si creavano tra un maestro ed un allievo.
A Bologna confluivano ricchi studenti disposti ad investire molti denari in cambio del raggiungimento di una preparazione giuridica che avrebbe loro consentito di ambire a professioni che, nella società dell’epoca in rapida espansione, stavano diventando sempre più redditizie e socialmente prestigiose. L’obiettivo era quello di “fare carriera” come giudici, avvocati, funzionari. L’alunno si accordava con il maestro per il compenso annuo dovuto (la collecta).
La leggenda vuole che risalga proprio a questo periodo il diffondersi dell’espressione “Bologna la grassa”, pronunciata da un monaco francese con riferimento alla impressionante espansione economica della città in quegli anni. Studenti accorrevano da ogni dove disposti a pagare esose collette con uno sforzo finanziario tutt’altro che trascurabile pur di raggiungere la conoscenza del diritto (così come delle altre discipline specifiche).
La straordinarietà dell’opera di Irnerio consiste nell’aver operato a Bologna, prima che altrove, un vero e proprio processo di laicizzazione del diritto, attraverso un rinnovato dialogo con le fonti provenienti dall’antichità classica, in primis il Corpus Iuris.
Si applicava al mondo laico il metodo usato dai Padri della Chiesa per i testi biblici, consistente da un lato nell’interpretazione di un testo collegata a quella di altri appartenenti alla stessa materia; dall’altro nel servirsi di un’unica collezione di norme per la soluzione di tutte le controversie.
Fu un processo collettivo di cui Irnerio svolse un ruolo da assoluto protagonista, tanto da meritare l’appellativo di lucerna iuris (lume del diritto), incarnando il mito di dominus (maestro) di intere generazione di studenti e fondatore della più grande Scuola di diritto, quella dei Glossatori, con il compito di propagare fuori dall’Italia i restaurati principi della sapienza giuridica romana contenuti nella codificazione giustinianea, assurta nuovamente a diritto vivente.
La fama dei suoi discepoli (doctores) è ineluttabilmente legata a quella del loro dominus. Gli allievi diretti di Irnerio ossia i Quattro Dottori , Bulgaro, Martino, Jacopo e Hugo, furono infatti i veri fautori dello sviluppo della scuola di diritto oltre la vita di Irnerio.
Non è un caso che ancora oggi, l’appellativo con cui viene indicato l’avvocato presso cui svolgere la pratica legale del neo-laureato è ʻdominusʼ. Naturalmente il rapporto tra maestro e allievo, originariamente di formazione spontanea, ha subìto un’evoluzione passando attraverso generazioni di giuristi, fino alla riforma forense (L. 247/2012) e al nuovo codice deontologico (approvato dal Consiglio nazionale forense nella seduta del 31 gennaio 2014 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 241 del 16 ottobre 2014).
Oggi il tirocinio professionale consiste nell’addestramento, a contenuto teorico e pratico dell’aspirante avvocato, della durata di diciotto mesi, finalizzato a fargli conseguire le capacità necessarie per l’esercizio della professione e per la gestione di uno studio legale nonché a fargli apprendere e rispettare i principi etici e le regole deontologiche. A tal fine l’avvocato è tenuto ad assicurare che il tirocinio si svolga in modo proficuo e dignitoso per il praticante. Presso il consiglio dell’ordine è tenuto il registro dei praticanti avvocati, l’iscrizione al quale è condizione per lo svolgimento del tirocinio professionale. I praticanti osservano gli stessi doveri e norme deontologiche degli avvocati (ossia esercitare con indipendenza, lealtà, correttezza, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza) e sono soggetti al potere disciplinare del consiglio dell’ordine.
Mille anni dopo la nascita dello studio del diritto come lo interpretiamo oggi, l’esigenza formativa soddisfatta da Irnerio è ancora viva e si è rimodulata adattandosi all’evoluzione della professione di avvocato.
Bibliografia:
GIOVANNI SANTINI, Irnerio e la scuola dei glossatori, in Storia Illustrata di Bologna, Volume VI. I novecento anni dell’Università, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova Editoriale Aiep, 1989. Pp. 21-40.
MARIO ASCHERI, I diritti del Medioevo italiano. Secoli XI e XV, Roma, Carocci Editore, 2005. Pp. 45-52
REMO DANOVI, Ordinamento forense e deontologia, 14 ͣ ed.,.Milano, Giuffrè Editore, 2020. pp. 285-330
GIROLAMO ARNALDI, A Bologna tra maestri e studenti, in Il pragmatismo degli intellettuali. Origini e primi sviluppi dell’istituzione universitaria, a cura di Roberto Greci, Torino, Scriptorium, 1996. pp. 47-66.
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